Ho dipinto d’oro il mio computer.

Dopo dieci anni il mio computer mi ha lasciato.

L’ho acceso e anziché lo sfondo di Portovenere costellato da tanti documenti, file e cartelle sparse c’era un grande punto interrogativo lampeggiante come la sirena muta di un’ambulanza.

Insomma mi sono allarmata e allora via, a navigare in internet, dal telefono, per capire cosa poteva essere successo.

Ho seguito i suggerimenti del mago del web.

Quello che risolve in maniera prolissa e precisa ogni problema tecnologico-informatico ma il tentativo è stato inutile come chi tenta di resuscitare un morto con la respirazione bocca a bocca appena imparata al corso di Pronto Soccorso.

Io senza computer non posso stare.

Oltre al rapporto di simbiosi lavorativa instaurato in tutti questi anni è proprio una questione direi quasi viscerale.

Me ne sono resa conto quando sono entrata di corsa nel Punto vendita più vicino e l’addetto all’assistenza mi ha detto che senza appuntamento, no, non poteva dare risposte sulla gravità, nemmeno fare un controllo.

“Ma è da codice Rosso!”  gli faccio io, proprio come se mi trovassi al Pronto Soccorso, lei non può capire…

Lui è stato molto cortese ed altrettanto irremovibile: prego-torni-oggi-alle-quindicietrenta-è-un-problema-hardware-buongiorno-arrivederci-

Psicologicamente preparata al peggio sono tornata in studio senza fare nulla fino all’ora stabilita.

E la diagnosi è arrivata: il-suo-computer-è-molto-molto-moltissimo-vecchio-non-ci-sono-più i pezzi-di-ricambio-e-se-anche-ci-fossero-costerebbero-troppo-e-non-ne-vale-la-pena-

“Vuol dire che non è più possibile aggiustarlo, significa che ne devo comprare un altro?”

E lui come se avesse schiacciato un interruttore: il-suo-computer-è molto-molto-moltissimo-vecchio…..”

Sì, sì, ho capito, gli faccio io, pensando contemporaneamente a mille cose, e dicendogli che volevo un computer  uguale identico a quello che ora si trovava in una specie di sala operatoria e a cui avevno già estratto cuore e cervello.

Guardi-signora-non-c’è-più-il-modello-del-suo-computer-che è un modello-molto-molto-moltissimo-vecchio…

Sì, sì, ho capito, allora me ne faccia vedere uno con le stesse funzioni, uno che sia la versione attuale-attuale-attualissima-del-mio-precedente-vecchio-vecchissimo.

Ora che stavo parlando con il suo linguaggio ho notato un lieve sorriso che ha increspato la mascherina.

Per trasferire tutta la memoria dal vecchissimo all’attualissimo ci sono volute più di 24 ore.

Quando sono andata a ritirare il nuovo fiammante computer, volevano trattenere il vecchio per rottamarlo.

No, non ce l’ho fatta.

Dieci anni fa, mi trovavo in una situazione molto difficile da un punto di vista economico, due anni prima avevo chiuso l’attività che avevo ritrovandomi senza un centesimo e anche peggio.

Dopo due anni di fatiche e dopo essermi data da fare in ogni modo senza trovare uno sbocco, avevo iniziato a collaborare nell’organizzazione di Cristobal Jodorowsky ed improvvisamente la persona che si occupava dei suoi eventi prese un’altra strada.

Mi sono trovata a dover decidere  se continuare da sola a gestire un qualcosa di cui ancora non comprendevo tutto e che percepivo molto più grande di me.

Mi sentivo come in mezzo ad un tornado, indecisa tra le mie sicurezze precarie ed instabili e il nuovo  incerto e sconosciuto.

Ho sentito che dovevo seguire quella strada e capivo che i mezzi teconologici che avevo a disposizione non erano sufficienti.

Mi serviva un computer nuovo e soprattutto mi serviva un Mac.

Facevo fatica a pagare le bollette della luce, figuriamoci a comprare un Mac.

E fu così che pensai che con i pochi e vecchi anelli d’oro non ci avrei mangiato e ho puntato tutto investendo sulla nuova proposta, non sapevo  nulla, poteva durare un giorno o per sempre,  ma ci credevo, sentivo un fuoco, quel fuoco che ancora non si è spento.

Ho venduto gli anelli d’oro e acquistato il Mac.

Il Mac che  ringrazio, che mi ha accompagnato ovunque in questi anni, che mi ha permesso di lavorare, di seguire una passione, di realizzare un sogno.

Il Mac che mi ha restituito con gli interessi tutto il valore dell’oro che ho investito

Il Mac che non ho rottamato  e che dall’oro è diventato d’oro.