Nell’eclettica scena musicale del ventunesimo secolo, il nome di Amy Winehouse risplende come una stella intensamente luminosa, ma tristemente fugace. Il suo talento musicale indiscusso e la sua voce unica hanno catturato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo, ma la sua vita è stata segnata da una serie di traumi che hanno gettato ombre oscure sulla sua brillante carriera.
Amy Winehouse portava con sé un legame profondo alle sue radici ebraiche. Spesso indossava con affetto una Stella di Davide, un simbolo della sua identità e delle sue radici culturali. Questo legame con la sua eredità ebraica potrebbe aver influenzato in modo significativo la sua personalità e il suo senso di identità anche se non si hanno notizie precise sui suoi avi.
Nata da un padre tassista con la passione, mai sfociata in un vero successo, per il jazz e da madre farmacista, il primo evento che Amy vive come traumatico pare essere la separazione dei genitori seguita dall’allontanamento del padre che, andandosene con un’altra donna, lei subisce come abbandono. Dotata di una profonda sensibilità e fragilità molto probabilmente dovuta ad una “personalità dipendente”, questo evento è per lei destabilizzante ma è dalla successiva morte della nonna paterna Cinthya che inizia una vita segnata da una serie di dipendenze da cibo e sostanze.
La morte della nonna è stata un momento cruciale nella vita di Amy. Cynthia infatti era una figura chiave nella sua crescita, le aveva trasmesso l’amore per il jazz ispirandola a intraprendere una carriera musicale. Fu Cynthia a suggerire ad Amy di iscriversi alla Susi Earnshaw Theatre School, dove Amy coltivò la sua passione per la musica. In quel periodo, Amy formò anche il suo primo gruppo, Sweet ‘n’ Sour, insieme all’amica d’infanzia Juliette Ashby. In onore della nonna, Amy si tatuò una pin-up con il suo nome sul braccio. Il forte legame con la nonna aveva svolto un ruolo significativo nella sua vita, fornendole stabilità e ispirazione.
Dalla morte di Cinthya iniziano, come la stessa Amy ha dichiarato, i suoi incubi e, pare, anche il tentativo di suicidio a soli dieci anni con l’ingestione di una quantità eccessiva di pillole, un segnale precoce dei problemi che avrebbero dominato gran parte della sua vita. Problemi che tentava inutilmente di risolvere con l’utilizzo di psicofarmaci.
La sua vera cura fu la musica. Riuscì a trasformare il suo dolore, la sofferenza e la rabbia in capolavori, come dimostrano le sue canzoni . La musica, almeno fino ad un certo punto, le ha fornito un mezzo per esprimere le emozioni più profonde e affrontare le sfide della sua vita. Ma tanto la Musica è stata la sua terapia quanto Amy non è riuscita a reggere il peso del successo che definiva “un cancro terminale”.
Un altro abbandono, questa volta dal suo compagno, gettano Amy Winehouse ancora una volta nell’abisso che cerca di riempire sprofondando nella dipendenza da sostanze.
La morte di Amy Winehouse nel 2011 è stata attribuita principalmente all’alcol anche se la quantità trovata nell’autopsia non era di per sè fatale, si è quindi ipotizzato l’effetto “stop and go” (assumere alcool dopo un lungo periodo di astinenza) che ha avuto un impatto devastante sul suo corpo già fortemente debilitato dalla bulimia.
Amy Winehouse è stata cremata e le sue ceneri sono state mescolate a quelle della nonna. Questo atto simbolico sottolinea l’eterno legame tra le due anime e l’influenza che la nonna Cynthia ha avuto sulla vita di Amy.
Una curiosità: Il cognome “Winehouse” può essere visto come nomen omen nella vita di Amy Winehouse a causa del gioco di parole tra “wine” (vino) e “house” (casa) sembra quasi prefigurare la lotta che Amy avrebbe affrontato durante la sua vita.
Amy Winehouse è stata un’artista straordinaria che ha affrontato sfide significative, la sua storia è un potente esempio di come gli eventi traumatici possano influenzare il percorso della Vita e di come la cura possa passare attraverso un processo creativo e artistico. Purtroppo la vita di Amy Winehouse è stata spezzata ma lei vive e vivrà attraverso la Musica che ha creato e la Fondazione Amy Winehouse, che si impegna in molte cause benefiche, tra cui il supporto ai giovani che lottano contro la dipendenza